di Lorenzo Parolin[L8/773]
Tu, ad liberandum suscepturus hominem, non horruisti virginis uterum. Così si canta nel Te deum : tu, o Cristo, essendoti assunto il compito di liberare l’uomo (sapendo che era suscettibile di liberazione), non avesti orrore dell’utero della Vergine. La luce eterna ed incorruttibile si è imprigionata in un antro oscuro dove è diventata sangue e nervi e poi è uscita di lì per salvare il mondo. Ma in che senso ci ha salvati? L’autore della vita ha voluto fare egli stesso l’esperienza della vita umana per divinizzarla. È come se un costruttore di giocattoli fosse diventato bambolotto (burattino di legno) per aiutare le sue creature a diventare bambini veri. Prima della venuta di Cristo, Dio ha rivelato la sua Legge che dice cosa fare e cosa no per il nostro bene, ma migliorie pratiche non ne ha introdotte, perché l’uomo continua a vedere e ad approvare il bene ma a seguire per debolezza il male. La Legge non lo rafforza, anzi è avvertita come un peso, perché sembra essere lì a ricordargli la sua impotenza. Cristo, invece, oltre alla buona novella, ci ha alzati realmente di livello, ci ha tratti in salvo, ha animato i “bambolotti” . Infatti ha inviato lo Spirito sprigionatosi con la risurrezione, il quale compie in noi una reale trasformazione del cuore. (“Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo”). E poiché chi accoglie questo Spirito sente in sé una forza prorompente che lo porta a guardare in alto e a gridare Abbà (Padre), ha la prova tangibile di essere figlio.
Il concetto di incarnazione, cioè della discesa del Dio Eterno dentro la sua creazione per risollevarla da una caduta, non è esclusiva del Cristianesimo. Le teologie hindu, di molto anteriori a Cristo, elencano già numerose forme fisiche assunte dal dio Visnu al fine di ristabilire l’ordine cosmico: pesce, tartaruga, cinghiale, uomo-leone, nano, brahmano, principe umano, Krsna, Budda e il venturo Kalki. Se l’avvento misterioso di Cristo è l’evento determinante della Storia, è probabile che qualche invidioso (il Maligno) abbia diffuso dei copioni anticipatori per sminuirne l’importanza.
[rif. www.lorenzoparolin.it L8/773]